Andrea Glockner 4et | Across the Lines feat. Joseph Bowie

Record Details

Release
2025

Line-Up
Andrea Glockner      | tromba bassa, trombone, tamburello
Santiago Fernandez | piano, tastiere
Silvia Bolognesi        | contrabbasso, basso elettrico
Alessandro Alarcon | batteria
+ Joseph Bowie         | trombone, voce, tamburello

Across the lines” è un quartetto internazionale nato da un incontro all’Accademia Nazionale Italiana di Jazz, il cui primo album, registrato a Siena a giugno 2024, è uscito a marzo del 2025 con l’etichetta discografica Dodicilune. Il quartetto è composto dal trombonista e tubista franco-italiano Andrea Glockner, dal pianista e tastierista italo-dominicano Santiago Fernandez, generoso e sensibile, da Silvia Bolognesi al contrabbasso e al basso elettrico, simbolo della libera improvvisazione in Italia e membro dell’Art Ensemble di Chicago, e dal batterista italo-svizzero Alessandro Alarcon, attivo tanto sulla scena jazzistica svizzera quanto su quella contemporanea.

Il nome del progetto evoca le linee che attraversiamo, così come la musica che ci libera e ci aiuta a superare i confini di qualsiasi tipo quando diventano vettori di confinamento e divisione. Il jazz del quartetto è un miscuglio di tradizione e modernità, influenzata da altri stili musicali come il rock e il funk per l’energia e la libera improvvisazione, ma anche l’hip hop per la fluidità e la leggerezza. La complicità tra i musicisti, il piacere di suonare insieme e il desiderio di condividere la propria musica sono palpabili all’interno del gruppo.

“Per alcuni dei brani di questo album, cercavo un’energia e situazioni simili a quelle del quintetto di John Coltrane con Pharoah Sanders, e sono lieto di annunciare un ospite speciale nell’album, Joseph Bowie, una persona importante per me, come un nonno musicale. L’ho conosciuto due anni fa, quando studiavo a Siena Jazz, e ho capito davvero cosa significa suonare con il cuore durante gli ultimi due giorni di registrazione. Vorrei quindi dire un grande grazie a Joseph Bowie per la sua partecipazione, la sua energia e le sue buone vibrazioni, e non vedo l’ora di condividere il palco con lui”.

L’album è stato registrato tra il 14 e il 16 giugno dall’ingegnere del suono dei Griffin Alan Rodriguez nel suo studio di Siena.


« Un jazz moderno con un “groove” di una grande ricchezza… cenni all’hip-hop e rispetto per la storia del jazz… Coltrane non è lontano nemmeno nelle folgorazioni della tromba bassa e del trombone, negli sviluppi molto free che arrivano con coerenza… una musica colorata, virtuosa e soprattutto melodica.Ecco “Swiss Interval” che anch’esso sviluppa il suo discorso per più di dodici minuti, Pharoah non è molto lontano, groova al suono ottone così particolare della tromba bassa che è la firma di Andrea. … L’album si conclude con “Playground”, un brano molto soul con un tocco hip hop dato dalla voce di Bowie. È caldo e swinga alla grande. » Philippe Desmond, Action Jazz (Francia) – 1, 2

« Un album sorprendente, grazie alla varietà di stili… Dieci tracce su dieci, piene di cambi ritmici incorporati. Andrea alla tromba bassa con improvvisazioni da urlo: un linguaggio jazz così folle e una padronanza totale dello strumento, che suono profondo e ricco ha! » Miquel Tuset Mallol, Jazz Club De Nit Radio (Spagna)

« Il trombonista diventa sempre più espressivo nel suo modo di suonare; è chiaro che lascia spazio al suo quartetto per esplorare. » Ferdinand Dupuis-Panther, Jazz’halo (Belgio)

« Non si può non apprezzare il senso del groove del suo quartetto, grazie anche al tocco impressionante della solida bassista Silvia Bolognesi. … Spiccano in particolare quattro brani registrati spontaneamente, la cui impronta ritmica oscilla tra vivaci sequenze funk e momenti più introspettivi, che favoriscono brillanti scambi tra ottoni e tastiere, vivacizzati dalle vocalizzazioni sfrenate di Joseph Bowie e da alcuni scambi tra tromboni davvero godibili. Una sessione le cui qualità principali risiedono tanto nel suono collettivo quanto nell’indiscutibile maestria di Glockner. » Jean-Pierre Vidal, Jazz Magazine (Francia)

« “Across The Lines” è un’opera multitematica che trascende il semplice ascolto per diventare una pratica compenetrante e condivisa, dispensando un mix di energia, inventiva e rispetto per la tradizione idiomatica. Andrea Glockner e il suo quartetto si attestano su una lettura del jazz che è al contempo innovativa e intensamente radicata negli atti fondativi del vernacolo afro-americano. In un mondo spesso lacerato, il concept di Glockner e soci diventa un promemoria del potere unificante e salvifico della musica. » Francesco Cataldo Verrina, Doppia Jazz (Italia)

« “Across the Lines” del Andrea Glockner Quartet è proprio questo: la dimostrazione che il jazz, quando è affidato a musicisti preparati, curiosi e maturi dal punto di vista compositivo, non solo resiste al tempo, ma lo attraversa, lo assorbe, si rinnova. Non è un genere che si rifugia nella nostalgia, ma un linguaggio vivo, che continua ad allargarsi, ad accogliere nuove forme, nuovi ritmi, nuovi suoni — senza perdere l’intensità del gesto, la lucidità dell’ascolto, la voglia di raccontare. È un disco che nasce dentro una tradizione e poi la supera, senza rinnegarla. E lo fa con naturalezza, senza bisogno di proclami. Solo suonando.
“Across the Lines” è uno di quegli album che sfuggono a ogni classificazione rigida. Nasce nel jazz, certo, ma non ci resta confinato. Si muove con naturalezza tra pulsazioni funk, aperture liriche, richiami all’hip-hop, intuizioni elettroniche che appaiono e svaniscono come lampi. Eppure, non è mai una dimostrazione di stile, né una sfilata di generi: è un flusso, un racconto fatto di atmosfere, di respiri e silenzi scelti con cura.
È un disco che sembra chiederti di metterti comodo, ma anche di restare vigile. Perché sotto l’apparente leggerezza si nasconde un pensiero profondo, una ricerca di senso che non ha paura di attraversare anche zone d’ombra. Non c’è mai giudizio, però. Solo domande aperte. Ed è forse questa la cosa più bella: il modo in cui “Across the Lines” ti coinvolge senza imporsi, lasciandoti lo spazio per sentire quello che vuoi — o che puoi — in quel momento.
Alla fine dell’ascolto resta una sensazione strana e preziosa: quella di essere stati accompagnati, non travolti. Di aver fatto un viaggio breve ma intenso, in compagnia di qualcuno che sa suonare, ma prima ancora sa ascoltare. » Redapolis Music Blog | Il blog di Luca Redapolis (Italia)

« Alcuni brani riescono veramente a trascendere i confini imposti dai generi in cui dividiamo (artificiosamente) il mondo della produzione musicale: “Across the Lines” è sicuramente un disco da mettere nella vostra collezione nella sezione jazz, ma non so dirvi se old o new jazz; suggerisco poi di collocarlo non al centro della vostra biblioteca, ma vicino al reparto funky, non lontano dall’hip-hop e nemmeno dal rock. Insomma non dovrebbe essere molto distante da dove avete collocato Tale Spinnin’ dei Weather Report o Metal Fatigue di Allan Holdsworth: se poi volete farci felici, andata a guardare la distanza dal seminale Live in Seattle di John Coltrane con Pharoah Sanders. » Giancarlo Passarella | Musical News (Italia)